Il Massacro di Bogdanovka, il cameratismo degli esecutori e la mediazione psicologica dell'Olocausto
Tra il 21 e il 31 dicembre 1941, soldati e polizia rumeni, con la supervisione dei tedeschi, uccisero più di 46.000 ebrei in brutali Aktionen a Bogdanovka e sulle rive circostanti del fiume Bug.[1] I villaggi circostanti erano stati consolidati in un ghetto a Bogdanovka nell'autunno del 1941 e, a seguito di un'epidemia di tifo, i rumeni e i tedeschi decisero di liquidare l'intero campo entro la fine dell'anno. La brutalità di queste Aktionen, la loro esecuzione nell'arco di settimane e la mediazione o addirittura i festeggiamenti degli esecutori sono paralleli ad altre fucilazioni di massa degli Einsatzgruppen nell'ex URSS.
Le fucilazioni di massa in URSS furono il precursore delle fasi successive dell'Olocausto.[2] La sistematizzazione dell'omicidio, dall'arruolamento di persone del posto all'omicidio visibile “in pieno giorno”, fino alla mediazione intenzionale e alla costruzione del morale degli esecutori, continuò nella struttura del campo. Gli Einsatzgruppen celebravano i giorni di omicidio con banchetti baccanali, bevute e canti, senza stare seduti in stoico silenzio scioccati e inorriditi dalle loro azioni genocide.[3] Il sadismo musicale messo in atto durante l'Olocausto non consisteva nel costringere gli ebrei a cantare musica tedesca, ma parodiava l'ebraismo religioso, spesso confondeva l'ebraismo con il comunismo e quasi sempre veniva messo in atto contro uomini ebrei.
Il massacro degli ebrei a Bogdanovka è stato uno dei peggiori dell'Olocausto, ma rimane in gran parte non commemorato rispetto ad altri siti in Ucraina come Babi Yar. [4] Ciò è in parte dovuto al fatto che nelle regioni di confine della Transnistria le popolazioni ucraine, rumene e moldave si sono mescolate e si sono stratificate le responsabilità e i conti del dopoguerra. Una lettura attenta delle scarse testimonianze rivela l'impatto del suono nell'aumentare il terrore e il caos disorganizzato del genocidio nazista in URSS. Il massacro iniziò il 21 dicembre 1941 in seguito a un'epidemia di tifo, prendendo di mira dapprima i malati e gli infermi, stipando le persone in stalle affollate per cavalli e maiali. Le canzoni del ghetto della Transnistria rivelano gli effetti devastanti del tifo in versi satirici dalla prospettiva di un pidocchio o in tragiche ninne nanne.